Mercoledì 13 dicembre scorso si è riunito il Parlamento europeo e ha preso una decisione grazie alla sua commissione speciale istituita in seguito alle rivelazioni dei Panama Papers nel 2016. Approvata dai deputati con larga maggioranza, il testo contiene diverse misure volte a rafforzare la lotta degli stati membri contro l'evasione fiscale, oltre a avere creato una nuova commissione per rispondere allo scandalo dei Paradise Papers e per mantenere la pressione sui governi europei. In effetti, i deputati vogliono andare oltre la lista nera dei paradisi fiscali emessa il 5 dicembre. Parlamento europeo Dal 2014 con le rivelazioni dello scandalo LuxLeaks, il Parlamento europeo è stato coinvolto su un tema che è teoricamente al di fuori delle sue competenze ovvero la lotta all'evasione e elusione fiscale. Sono state create a questo scopo diverse commissioni dedicate. La terza, soprannominata PANA perché formatasi sulla scia dei Panama Papers nel 2016, ha visto il suo rapporto finale votato a larga maggioranza, il 13 dicembre. Testo prodotto Il testo del Parlamento europeo ha un forte impatto politico e non può essere ignorato nè dalla Commissione europea nè dagli Stati membri. La conclusione di questo lavoro affronta il tema caldo dei paradisi fiscali, e non solo dei Panama Papers ma anche dei più recenti Paradise Papers. E la pubblicazione del 5 dicembre della tanto attesa lista nera dei paradisi fiscali, preparata dai ministri europei dell'economia e delle finanze, ha ulteriormente accresciuto l'interesse per la relazione dei deputati europei. Paradisi fiscali: la lista nera dell'Unione europea Quest'ultimo testo sulla lotta all'evasione fiscale formula non meno di 211 raccomandazioni volte ad estendere le misure adottate negli ultimi tre anni dalle istituzioni europee. Tra questi: la fine della segretezza che circonda i ruling fiscali, lo scambio automatico di informazioni e la lista nera dei paradisi fiscali, resa ancora più necessaria da Panama e poi dai Paradise papers.
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Malta è una piccola isoletta nel mezzo del Mar Mediterraneo, meta di migliaia di turisti ogni anni e anche sede di un piccolo paradiso fiscale. Qui molti italiani e stranieri vanno anche per investire il loro denaro o mettere al sicuro i loro risparmi, grazie a una agevolazione fiscale molto nota. Il paradiso fiscale Malta Molti investitori sfruttano la fiscalità favorevole maltese per ridurre le tasse. E' il governo dello staterello d'altra parte ad agevolare gli investitori . L'aliquota sui profitti d'impresa ad esempio è del 35 %, può arrivare fino al 5 %, e ci sono esenzioni sugli interessi incassati sui prestiti o le royalties di brevetti o marchi. Anche gli yacht intestati a società maltesi, possono navigare quasi liberi dal Fisco. Società a Malta Per eliminare le imposte italiane basta trasferire quindi il reddito annuale dalla società madre in Italia, a quella a Malta. Malta non fa parte della black list dei vari paradisi fiscali, fa parte dell'Unione Europea e dal 2008 usa anche l'euro. Le ditte straniere crescono al ritmo di 4 mila /5 mila all'anno, mentre il Pil interno cresce al 4% annuo, la disoccupazione è praticamente assente e il bilancio pubblico risulta positivo. Non è nella black list Malta non risulterebbe però avere una fiscalità privilegiata, per la sua aliquota al 35% e la sua fiscalità è vista come incentivo fiscale a chi voglia investire qui. Quindi non è inserita nella black list dei paradisi fiscali. Malta inoltre opera nel pieno rispetto delle direttive europee sulla trasparenza fiscale e lo scambio automatico di informazioni finanziarie e ha sottoscritto 70 trattati a doppia imposizione. Di conseguenza, non viene considerato un vero e proprio paradiso fiscale e quindi ci si può tranquillamente affidare a Malta per gestire i propri interessi. Antigua assieme a Barbuda sono delle isole caraibiche, che si dimostrano fiscalmente allettanti per gli investitori stranieri. Tax holidays Come Barbuda, anche Antigua è un paradiso fiscale a tutti gli effetti anche per chi chi vuole solo prendersi una vacanza dal fisco del proprio paese. Portare i propri capitali ad Antigua significa infatti usufruire di un regime fiscale agevolato sui depositi. La politica del paese è sempre incentrata verso l' attrarre capitali stranieri, con una tassazione nulla sui capitali depositati nelle banche ad Antigua per 15 anni, con un'ulteriore estensione quinquennale. Vi sono però anche altri benefici, come ad esempio nessuno dazio doganale e la possibilità di riportare in patria i capitali di royalties, profitti e dividendi senza tasse. Antigua paradiso fiscale La scelta di divenire un paradiso fiscale porta molti vantaggi ad un paese, e quindi se si tratta di paesi molto piccoli (come Monaco o San Marino), o Stati poveri, si vede che attirare a sè capitali esteri in aggiunta al settore del turismo può portare a grandi guadagni per l'economia del paese. Questo è appunto il caso delle isole caraibiche, e il paradiso fiscale Antigua. Aprire un'attività ad Antigua Se si decide di avviare un 'attività o aprire una società in quest'isola caraibica l' iter è abbastanza semplice, basta presentare il proprio codice fiscale e documento d'identità e il proprio indirizzo di posta elettronica. Vi sono anche moltissime società specializzate che possono seguire la parte burocratica e fornire al cliente una società pronta da gestire. Le società off shore qui sono numerose ed attraggono sempre più imprenditori stranieri. L'unico obbligo previsto per gli italiani che scelgono di investire là i capitali è dato dalla vigente Legge italiana che impone di produrre la relativa documentazione sul capitale movimentato. Investire all'estero può rappresentare la chiave per un futuro ricco e di successo: ma perché è una pratica che va sempre più per la maggiore tra gli imprenditori? Proviamo a capirne di più. Investire all'estero: ecco quando conviene Aprire un'attività di tipo commerciale, creare un nuovo punto di ristoro alimentare, acquistare un immobile o, ad esempio, delle azioni in borsa. Sono soltanto alcuni dei mille modi possibili per investire all'estero una somma di capitale più o meno elevata, in base alla propria disponibilità. Ma quand'è che conviene farlo? Sicuramente quando c'è un capitale iniziale abbastanza alto da non poter creare grossi problemi se investito. Non tutti gli investimenti vanno a buon fine ed è essenziale riuscire ad organizzarsi affinché i soldi dedicati all'investimento siano sufficienti ma non eccessivi: in caso di guadagno si avrà un ricavo (magari anche molto elevato) mentre in caso di perdita non si subiranno grossi contraccolpi e si potrà continuare a seguire il proprio stile di vita, senza rischiare di rimanere a corto di denaro. Investire all'estero o in Italia? L'Italia sta attraversando un periodo particolarmente complesso dal punto di vista finanziario. Investire all'estero non è sicuramente il modo migliore per aiutare il bel paese ma a volte non c'è scelta. Bisogna pur guadagnarsi da vivere e, purtroppo, è innegabile che investire denaro in Italia rappresenti attualmente una scelta più che azzardata. Le tassazioni sono troppo elevate, sia che si voglia tentare la strada della compravendita o dell'affitto di immobili, sia che si voglia tentare di avviare una nuova attività. Costano gli affitti, costa l'assunzione di dipendenti e costa il mantenersi in regola a livello finanziario. Le tassazioni all'estero sono molto più agevolate ed esistono paesi che sono considerati dall'immaginario comune come veri e propri paradisi fiscali. Un esempio su tutti? Le Canarie, vicinissime a noi sia a livello geografico che culturale ma estremamente diverse dal punto di vista socio-politico. Tra l'investire all'estero e in Italia è sicuramente più vantaggiosa la prima opzione. Investire all'estero assicura buoni guadagni? La risposta alla fatidica domanda è No, non sempre. Investire all'estero non rappresenta la soluzione definitiva ad ogni problema e non sempre garantisce buoni riscontri in termini economici. Sebbene le tasse da pagare siano sempre molto più basse rispetto all'Italia e sebbene, in media, il mercato sia molto più attivo, non è detto che investire all'estero riuscirà a incrementare i guadagni. Purtroppo come in ogni tipologia di investimento ciò che conta è la bravura dell'investitore e, soprattutto, un pizzico di fortuna. Ma tentar non nuoce! L'importante è scegliere i paesi migliori nei quali investire: le società di sondaggi stilano di anno in anno liste infinite pensate proprio per gli imprenditori. Al momento i mercati che rappresentano la scelta d'elite per chiunque voglia investire e sperare di veder crescere il proprio patrimonio sono Singapore, Hong Kong e la Nuova Zelanda. A seguire? Le europee Danimarca e Norvegia. Portare i soldi in un conto corrente estero non è sinonimo di volontà di evasione fiscale: a volte è solo il desiderio di chi, avendo faticosamente accumulato un gruzzoletto di risparmi, non vuole rischiare di vederli andare in fumo per colpa di un sistema bancario che qualche pecca ce l'ha. È possibile trasferire denaro all'estero legalmente? Il segreto bancario sta per morire: è una realtà, un dato di fatto. Sempre più Paesi escono dalle cosiddette ""Black list"", ovvero elenchi di Stati noti per offrire tassazioni agevolate – e in alcuni casi rasentanti lo zero – a chi trasferisce nelle loro banche il proprio denaro. Il desiderio di evitare le attività illegali come l'evasione ed il riciclaggio e le istanze di cooperazione internazionale fanno sì che sempre più Paesi e sempre più isitituti bancari si adeguino alle pratiche di lotta all'evasione ed alla frode. Questo, quindi, se da un lato è una garanzia di giustizia e di legalità, dall'altro fa venir meno uno dei grandi istituti della modernità: il segreto bancario. Con l'obbligo di comunicazioni trasparenti relativamente ai movimenti di denaro, piccoli o grandi che siano, non c'è più la tutela di determinate sfere di privacy che una volta i clienti ed i correntisti erano disposti a pagare a peso d'oro. Ma la domanda rimane ancora: è possibile trasferire il proprio denaro su un conto estero in maniera legale, magari mettendoli al riparo da occhi indiscreti? Sì, è ancora possibile farlo. Chi avesse la necessità, per qualsiasi motivo personale e privato, di ""nascondere"" un proprio gruzzolo guadagnato onestamente può farlo in maniera assolutamente legale. Attenzione: si parla di proventi ottenuti lecitamente e dichiarati al fisco; sottrarre denaro all'imposizione fiscale dello Stato Italiano è e resta un reato. Non esiste un limite alle somme che si possono trasferire all'estero, però è obbligatorio seguire scrupolosamente le procedure previste, pena il dover pagare multe salate. Come trasferire legalmente soldi all'estero Ecco i modi legali per trasferire denaro all'estero: - portare il denaro a mano attraverso la frontiera. Per somme inferiori ai 10.000€ a persona non è necessario fare alcuna dichiarazione; le somme superiori invece vanno dichiarate all'Agenzia delle Dogane redigendo un documento su cui riportare chi trasferisce i soldi, da dove vengono questi soldi e quale sarà il loro utilizzo. - tramite bonifico bancario. È una modalità sicurissima, tracciabile e grazie alla quale non serve nemmeno fare alcuina dichiarazione. Se si trasferiscono soldi all'interno dell'UE non si paga nulla; se invece si va verso un paese extracomunitario ci possono essere commissioni più o meno care, perciò è bene informarsi prima. - tramite Money Transfer. Si possono usare le agenzie di spedizione di denaro all'estero, però bisogna fare attenzione a rispettare il limite massimo imposto dallo Stato Italiano: quindi è necessario prendere informazioni prima di scegliere questo metodo di trasferimento. Inoltre, in caso di cambio di valuta, queste agenzie non è detto che si avvalgano del tasso di cambio ufficiale; è molto facile che ne applichino uno per loro stesse molto vantaggioso. - tramite Paypal → l'invio di denaro tramite Paypal è facile ed economicamente vantaggioso perché sempre gratuito se sia mittente che destinatario usano Paypal. Bastano un indirizzo mail ed una carta di credito, anche ricaricabile, collegata al conto Paypal e il gioco è fatto. Per ulteriori approfondimenti sul sistema Paypal, si rimanda al paragrafo successivo. - tramite trasferimento anonimo con Paysafecard. Con questo sistema l'anonimato è una garanzia, perché non ci si appoggia a banche o carte di credito. Il PIN di Paysafecard lo si può acquistare in una delle moltissime tabaccherie che offrono questo servizio; dopo la registrazione al sito si potrà utilizzare il conto come meglio si crede e per 12 mesi dall'attivazione del PIN non ci saranno commissioni – poi si pagheranno 2 euro al mese. - tramite Bitcoins. Il Bitcoin è una valuta digitale che non ha autorità regolatrici; funziona in base ad un sistema di crittografia che ne impedisce le falsificazioni. I trasferimenti di denaro tramite Bitcoins, però, sono talmente semplici che potrebbero indurre persone poco oneste a sfruttare questo sistema per riciclare denaro sporco o per effettuare transazioni non legali. Inoltre il sistema è poco sicuro perché potrebbe essere soggetto ad attacchi di hacker, quindi non è consigliabile avvalersene per trasferire forti somme. - usando i trasferimenti anonimi di PayOPM. PayOPM.com è un sito che consente ai suoi clienti di inviare e ricevere denaro in modo anonimo, senza essere legati al mondo bancario. È un sistema molto sicuro e per questo molto usato da chi vuol sfuggire ai controlli sul trasferimento di denaro; è in sostanza un portafogli elettronico che permette di inviare e ricevere denaro senza aprire alcun conto in banca. A questo portafoglio si possono anche associare carte di credito anonime. Il caso unico di PayPal Crearsi un conto Paypal è una maniera efficace di nascondere denaro e trasferirlo all'estero. Paypal, difatti, è una banca online con sede in California: attraverso essa vengono effettualti i pagamenti su internet. Sui conti Paypal si possono anche ricevere accrediti e bonifici da conti bancari tradizionali: quindi è possibile trasferirvi sopra del denaro già presente su altri conti bancari, andando a ricaricare il proprio conto Paypal; ovviamente si può anche fare il contrario, svuotando il conto Paypal e trasferendo il denaro altrove con pochi click. Oltre all'estrema facilità dei trasferimenti, ci sono anche altri vantaggi nel possedere un conto Paypal. Innanzitutto, è una banca con sede all'estero e quindi non tenuta ad inviare report all'Anagrafe dei conti correnti – come invece devono fare le banche italiane. Il fisco quindi difficilmente potrà venire a conoscenza dell'esistenza di un conto Paypal, se non effettuando apposite indagini. Un conto Paypal, inoltre, è sì teoricamente pignorabile, ma in pratica il farlo è davvero molto macchinoso, complesso e difficile. Quindi una soluzione di tale tipo si presta particolarmente bene a chi abbia l'esigenza di spostare parte (o tutto) del proprio capitale all'estero. Per dichiarare allo Stato italiano se si posseggono conti correnti e/o depositi all'estero è sufficiente compilare il quadro RW associato alla dichiarazione dei redditi annuale – sia modello 730 che modello Unico. Ma attenzione, ci sono importanti dettagli di cui tenere conto. Quando compilare il quadro RW Il modulo RW va riempito ai fini del monitoraggio fiscale da parte di tutti i residenti in Italia ma aventi attività e/o investimenti finanziari all'estero, compresi conti correnti e depositi. Ci sono alcune eccezioni, di cui parleremo nel prossimo paragrafo, ma bisogna tenere conto che se si è soggetti al pagamento dell'Ivafe – ovvero l'imposta sul valore delle attività finanziarie all'estero – allora il riquadro RW è da compilare obbligatoriamente. Attenzione: va riempito non solo da parte di chi ha un conto o un deposito all'estero, ma anche da parte di chi su quel conto e/o deposito può operare, sia avendo una disponibilità e sia eseguendo movimenti sul denaro in essi contenuto. Ci sono altri casi in cui c'è l'obbligo di dichiarare, attraverso l'RW, i propri capitali sistemati su conti e/o depositi all'estero: ad esempio, quando si hanno attività i cui redditi vengono corrisposti da soggetti non residenti in Italia – come obbligazioni estere, valuta estera e, appunto, conti e/o depositi, indipendentemente da come vengono alimentati. Anche quando si posseggono finanziamenti, titoli di prestito e altri tipi di contratto finanziario stipulati con controparti che non risiedono in Italia si deve compilare l'RW, così come quando si hanno metalli preziosi depositati all'estero o anche polizze di assicurazione – ma non nel caso in cui la compagnia assicuratrice straniera abbia già provveduto ad applicare l'imposta sostitutiva e ci sia un intermediario italiano incaricato di regolamentare i flussi connessi con l'investimento. Da non dimenticare che rientrano nell'obbligo di dichiarazione tramite RW anche attività finanziarie detenute all'estero come fondi fiduciari, cassette di sicurezza e via discorrendo. Essendo la materia molto complessa ed essendo quello qui riportato solo un elenco parziale a titolo esemplificativo, sarebbe sempre bene rivolgersi ad un commercialista di fiducia quando si possiedono beni di questo tipo sistemati in banche estere. Quando NON compilare il riquadro RW Ci sono dei casi in cui il modello RW non va compilato. Di seguito verranno analizzati i principali dividendoli in un elenco: - qualora depositi e conti correnti all'estero ammontino ad una somma inferiore ai 15.000 € - azioni e quote comuni di fondi di investimento: sono soggetti a regime di ritenuta d'acconto all'origine e inoltre sono in regime di risparmio amministrato; - se si lavora all'estero o per lo Stato italiano o per una sua componente istituzionalmente riconosciuta, quale ad esempio un ente controllato dallo Stato, una componente amministrativa, diplomatica o politica; - se si lavora all'estero per un'organizzazione internazionale a cui aderisca anche l'Italia; - se si risiede in Italia ma si lavora all'estero in zone limitrofe al confine (es. chi dalla Lombardia va a lavorare in Canton Ticino) Tutte le persone che rientrano nelle categorie appena citate sono esenti dalla compilazione del quadro RW, ma comunque hanno l'obbligo di compilare quelli riservati all'Ivafe ed all'Ivie (ovvero l'imposta per valori immobili all'estero), perché è su tali dichiarazioni che vengono calcolate le tasse da versare allo Stato. Come evitare il rischio di accertamenti L'unica e sola cosa da fare per evitare il rischio di accertamenti da parte del Fisco è la compilazione del modello RW per il monitoraggio fiscale quando si è tenuti a farlo: il rivolgersi ad un professionista della fiscalità, in questi casi, è sempre una mossa vincente. Infatti, il fisco può individuare un conto all'estero grazie allo scambio di informazioni fiscali sia con gli Stati membri dell'UE che con quelli al di fuori dell'Eurozona. Se con i membri della Comunità Europea lo scambio di informazioni è automatico, con gli altri Stati esteri che ancora osservano il segreto bancario la situazione è leggermente diversa. Tuttavia, anche quelli che appartengono al secondo gruppo non possono esimersi dal fornire le informazioni fiscali richieste, quindi comunque sono tenuti a segnalare all'Italia – quando richiesto – se vi siano cittadini italiani che abbiano un conto corrente, depositi, beni o attività finanziarie non dichiarate al fisco italiano e che si sviluppano entro i confini di quei Paesi specifici. Spesso e volentieri tra Italia e questi Paesi (quelli che sono, per esempio, gli ormai quasi ex paradisi fiscali, come San Marino, Monaco e Svizzera) vigono degli accordi bilaterali per lo scambio di informazioni fiscali, perché esso è un fenomeno che pian piano sta divenendo globale: la lotta all'evasione ed ai reati patrimoniali sta affinando le proprie tecniche e sta stringendo le proprie maglie attorno ai "furbetti". Se non si segnala un conto estero si incorre in una sanzione che va dal 3% al 15% dell'ammontare non dichiarato; se il conto è in un "Paese Black List", la percentuale è raddoppiata. Oggi molta gente decide di cambiare stato e trasferirsi in uno dei tanti paradisi fiscali come ad esempio il Regno unito, la Svizzera, la Spagna.
Se non disponi di un account internazionale è possibile mantenere il proprio conto corrente onshore e / o aprire un nuovo conto corrente nel nuovo paese come modi alternativi per gestire i tuoi soldi. L'apertura di un account locale nella nuova nazione ha molto senso per la stragrande maggioranza delle persone - anche se hanno un conto internazionale. Senza un conto bancario locale, potresti non essere in grado di pagare utilities e servizi e non puoi nemmeno ricevere uno stipendio pagato in loco. Affidare le proprie ricchezze Può darsi che non sia per niente facile affidare tutte le vostre ricchezze alla tua nuova nazione, e potresti anche avere vantaggi fiscali per mantenere il tuo denaro dal tuo nuovo paese di residenza. Ciò dipenderà dal tuo stato fiscale e dalle regole fiscali locali in cui vivi tra le altre cose, e dovrà essere preso personale consiglio. Molti espatriati trovano grande vantaggio nel mantenere un conto bancario nel proprio paese - possono usarlo quando sono "a casa", possono mantenere un impianto di riferimento di credito nella loro nazione vecchia nel caso in cui vogliono mai rimpatriare e la maggior parte delle attuali i conti sono liberi, quindi non c'è molto senso chiuderli. Tuttavia, non ha necessariamente alcun senso mantenere la ricchezza investita se stai vivendo all'estero. Discutere di più va oltre il mandato di questa relazione, quindi tutto quello che diranno è che se vivi all'estero dovresti prendere un atteggiamento internazionale per l'investimento dei tuoi soldi! A tal fine, è consigliabile un consiglio finanziario internazionale e indipendente. In conclusione È possibile che gli espatriati possano mantenere un conto bancario nel proprio paese a patto che non siano interessati a tagliare tutti i legami con esso (ad esempio per cambiare la nazione di domicilio per motivi fiscali). Avrà anche quasi certamente un senso per la grande maggioranza degli espatriati di aprire un conto localmente nella loro nuova nazione di residenza. Queste sono decisioni e azioni che possono essere prese immediatamente e facilmente non appena si decide di trasferirsi ... Conto offshore Oltre a tutto questo, può avere senso a lungo termine per coloro che hanno requisiti internazionali di gestione del denaro e di movimento per aprire un conto bancario offshore. Tuttavia, non sentirti sotto pressione per ottenere il tuo account in vigore prima di spostare, o spostare il tuo conto corrente onshore in un offshore. Prendi il tempo per ricercare le tue opzioni e assicurati di utilizzare veramente tutti i vantaggi di un conto bancario internazionale prima di commettere uno. Nel Delaware, se non sei attivo negli Stati Uniti, non esistono informazioni sul beneficiario. Gli americani non possono scambiarsi informazioni.
Il divario americano Pascal Saint-Amans, direttore del Centro per la politica fiscale e l'amministrazione dell'OECD, ha riassunto il divario americano: "Con Fatca, gli Stati Uniti raccolgono informazioni bancarie provenienti da tutto il mondo, bilanci, interessi, dividendi, transazioni. Nella direzione opposta, a volte fanno reciprocità, ma non con tutti. E anche se fanno reciprocità, si impegnano solo a compiere "i migliori sforzi" per trasmettere le informazioni. Non hanno alcun obbligo di risultato ". Il Delaware E non è tutto: "In quello che trasmettono, mancano saldi, transazioni, dividendi e tutti i casi in cui il conto è detenuto da strutture, trust o altri", aggiunge Pascal Saint-Amans. A Delaware in particolare, se non sei un americano, non attivo negli Stati Uniti, non esiste l'informazione sul benefico proprietario. Gli Stati Uniti tecnicamente non possono scambiare informazioni ". Carenze americane Queste carenze sono così evidenti che la ONG Tax Justice Network, un critico tradizionale della Svizzera e dei paradisi fiscali, potrebbe mettere gli Stati Uniti in cima alla sua lista di opacità entro il 2020, dice il suo direttore John Christensen. Già oggi, tra gli operatori della gestione della ricchezza svizzera, l'idea di utilizzare l'America per proteggere gli ultimi clienti non dichiarati sta guadagnando terreno. Fuori dall'euro o no? Si torna al franco? moneta unica? Marine Le Pen potrebbe introdurre una sfocatura delle sue vere intenzioni, se eletta. Una cosa è certa però: gli operai e la classe operaia dovranno soffrire per la sua vittoria.
Questa non è la prima volta che Le Pen riaggiusta il suo discorso sulla questione della rottura con l'Unione europea e i suoi diversi aspetti. In effetti, durante la campagna, aveva già relativizzato un possibile "Frexit" fino a quando il suo programma di chiave di volta, era condizionato ad un referendum il cui esito era tutt'altro che certo. Di fronte ancora una volta al "soffitto di vetro", posto al 40% dietro Macron nei sondaggi, cerca di rassicurare gli investitori e datori di lavoro francesi sul progetto contro il quale essi sono suscettibili di avere una posizione di recente . Ma la loro critica principale è la questione di lasciare l'Euro che avrebbe aperto troppe incertezze per loro. Questo è anche il punto in cui si imbatte il diritto degli elettori tentati da un voto Le Pen. La sorpresa dell'accordo con Nicolas Dupont-Aignan che si è verificato di recente ha dato l'opportunità a Marine Le Pen di influenzare in modo significativo il suo progetto, sulla questione di lasciare l'euro e tornare al franco. Ora, ci vuole l'idea una volta propagandata come una delle ipotesi, un modello di doppia moneta sotto forma di co-esistenza di una moneta comune (e non una come oggi) e una moneta nazionale. Tuttavia, i contorni di questa revisione dell'euro rimangono molto vaghi e confezionati in discussioni con i partner europei, come ha dichiarato recentemente il suo nuovo partner politico, Dupont-Aignan. Nelle isole Cayman, le quattro maggiori banche francesi, BNP, BPCE, Crédit Agricole e Société Générale, "realizzano 174 milioni di euro di profitti nonostante esse non abbiano nessuna persona impiegata " rileva Oxfam nel suo rapporto. (Credit: Oxfam) Le 20 maggiori banche europee generano un quarto dei loro profitti nei paesi in cui la tassazione è bassa, o inesistente e a volte senza dipendenti in loco, secondo un nuovo studio della rete Oxfam. La parte degli studenti peggiori la fanno Barclays e Deutsche Bank di più grande, ma le quattro maggiori banche francesi sono lo stesso presenti, come è noto in Lussemburgo e nelle Isole Cayman. Si tratta di una performance degna del Guinness World Records "la palma del lavoratore dell'anno è data all' impiegato in Lussemburgo della Barclays che con 13 milioni di euro di produttività detiene 348 volte superiore ai suoi omologhi in altri paesi" dice Oxfam. Queste sono solo alcune cifre "sconcertanti" del rapporto di Oxfam in " Banche in esilio come le grandi banche europee hanno beneficio dai paradisi fiscali." Non solo le banche sono un elemento essenziale dell'evasione fiscale di individui e aziende ma sono anche loro stesse che traggono beneficio dai paradisi fiscali. L'organizzazione ha sbucciato tutti i dati pubblicati paese per paese nel 2015 di 20 grandi istituzioni, per la prima volta dopo l'entrata in vigore di una direttiva europea (Solo le banche sono interessate, non le altre multinazionali). Un panorama completo e illuminante più che la precedente rilevazione dello scorso anno. |