Black list, OCSE, paradisi fiscali, Interpol: sono tutti elementi che spesso vengono riportati dai giornali a proposito di notizie in cui questo o quel personaggio famoso viene ""pizzicato"" con conti aperti nei paradisi fiscali. Oppure nomi di multinazionali famose risultano inseriti in elenchi in mano alle autorità giudiziarie che dimostrano il coinvolgimento di queste compagnie in storie di evasione fiscale. L'evasione fiscale esiste da quando sono nati i balzelli, ma i paradisi fiscali l'aiutano molto, indubbiamente. Il termine paradiso fiscale proviene, molto probabilmente, dall'erronea traduzione del termine americano <i>tax haven, </i>dove nella locuzione originale il termine haven assume il significato di porto sicuro, mentre paradiso si scrive heaven. Comunque sia, il termine rende ugualmente bene l'idea. Se il paradiso è un luogo meraviglioso, per quanto riguarda l'elusione della tassazione il paradiso fiscale è quanto di più simile esista sulla terra: uno Stato in cui la legislazione fiscale è a dir poco molto tollerante e molto bassa, quando non addirittura inesistente. Le formalità per fondare una compagnia e aprire un conto bancario coperto sono ridotte all'essenziale, in pratica chiunque può espletare le formalità e cominciare ad emettere azioni al portatore. Un'azienda che decida di avere la sua sede legale all'interno di uno di questi Stati gode di un regime fiscale favorevole, dove la tassazione è molto più bassa che altrove e viene coperta da rigidissime regole sul segreto bancario che spesso sfociano nella vera e propria omertà. Viene da chiedersi: ma se questi Stati applicano regole fiscali così blande, perchè il resto del mondo che ne è in qualche modo danneggiato non reagisce? Gli interessi in gioco sono enormi e sono implicate personalità di primo piano, come dimostrano anche le recenti rivelazioni scaturite dallo scandalo Panama papers. Inoltre i paradisi fiscali fano comodo anche alla malavita: grazie a loro diventa più facile spostare e nascondere denaro. Anche il terrorismo può approfittare di questa situazione e questo è anche peggio. Certamente i servizi d'informazione dei vari Paesi hanno i loro modi per controllare questo fenomeno (quando non lo sfruttano essi stessi) e anche le polizie di mezzo mondo. Per le polizie, però, le cose sono più complicate: avendo a che fare con Stati sovrani non possono effettuare irruzioni o perquisizioni, poichè non possiedono giurisdizione e, come già accennato, la collaborazione da parte degli Stati è praticamente nulla. L'OCSE ha creato il sistema internazionale della black list che qualche fastidio ai paradisi fiscali lo ha creato: attulamente soltanto cinque Stati hanno rifiutato categoricamente ogni collaborazione, gli altri sono entrati a far parte delle cosiddette lista grigia e lista grigio-chiara.
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